Corso 2: Cosa sono gli stop in fotografia?

Per rispondere subito alla domanda si può dire che uno stop corrisponde ad un aumento o diminuzione di un fattore 2 della luce entrante sul sensore o sulla pellicola.
Quindi, velocemente, aumentare di due stop significa quadruplicare la luce entrante, diminuire di 3 stop significa ridurre di 8 volte la luce.

Premesso ciò passiamo alla parte teorica, da leggere con attenzione per comprendere appieno il significato dello STOP in fotografia.

Prima di affrontare le tecniche dell'esposizione avete bisogno di impadronirvi di alcune nozioni base. La prima di esse è il diaframma.
Prendete in mano la vostra macchina fotografica (meglio se avete una reflex, dimenticatevi il cellulare, non lo reputo una macchina fotografica).

Sui vecchi modelli di reflex "analogiche" è presente una ghiera numerata, detta ghiera dei diaframmi. In alcune moderne digitali invece è possibile scegliere il diaframma agendo su alcune "rotelle" direttamente sul corpo.
 
Ghiera dei diaframmi e lamelle che lo compongono all'interno di un obiettivo fotografico. Referenza www.fondali.it

Fatto sta che la ghiera dei diaframmi controlla quello che possiamo definire il primo vertice del triangolo fotografico, ovvero l'apertura del diaframma.
Ogni scatto di questa ghiera, che di solito porta una strana numerazione - da f/2.8 a f/32 e oltre - rappresenta quello che i fotografi chiamano stop o step.
La sequenza dei valori di numeri f è una progressione geometrica di ragione \sqrt{2} (circa 1,4) standardizzata al congresso di Liegi nel 1905. Comprende i seguenti valori:

f/1    f/1,4    f/2    f/2,8    f/4    f/5,6    f/8    f/11    f/16    f/22   f/32   f/45   f/64    f/90
Obiettivi capaci di estendersi su tutto questo range sono praticamente impossibili da realizzare a causa di problemi dovuti a leggi ottiche. In ogni caso obiettivi con diaframmi f/1 sono costosissimi ma hanno una luminosità eccellente e non abbisognano di flash, perchè permettono di riprendere tranquillamente a luce ambiente.

A diaframmi aperti corrisponde un numero f basso, a diaframmi più chiusi invece un numero f elevato.
Ma perchè questa nomenclatura così scomoda? Il motivo è semplice da spiegarsi e risiede nella definizione di flusso luminoso.
Il flusso luminoso è il numero di particelle luminose (dette fotoni) che entrano e vanno a depositarsi sul sensore, moltiplicato per l'area.

Potete pensare al flusso luminoso come al flusso d'acqua in un rubinetto aperto. Maggiore è il diametro del rubinetto, più acqua uscirà. Riprenderemo questa metafora più avanti.

Per gli amanti della tecnica, l'indicazione del diaframma è una frazione che rappresenta il diametro del diaframma stesso ed è da mettere in relazione alla lunghezza focale f ovvero dall'obiettivo che si sta utilizzando.

Se per esempio state fotografando con un obiettivo 50 mm impostato a f/1.4 il diametro del diaframma aperto in fase di scatto sarà di 35.7 mm.
La funzione principale del diaframma è quella di controllare la quantità di luce che durante l'esposizione raggiunge il sensore o la pellicola: non solo, le leggi dell'ottica ci insegnano che il diaframma controlla anche un altro parametro importante, la profondità di campo.

Questa luce può essere paragonata all'acqua che esce da un rubinetto.
Un bicchiere vuoto sotto un rubinetto aperto si riempirebbe in pochi istanti, tuttavia un filo sottile d'acqua impiegherebbe molto tempo a riempire il bicchiere.

Lo stesso principio si può applicare alla luce che attraversa l'obiettivo. Tenendo presente che i diaframmi sono di fatto delle frazioni, f/2, f/2.8, f/4 etc - è facile capire f/16 è un diaframma più piccolo di f/2.8.

Proprio come nell'esempio del rubinetto, il flusso di luce che attraversa l'obiettivo è determinato dal diaframma usato. Immaginate che il diaframma della bocca del rubinetto equivalga ad un diaframma f/2.8. La quantità d'acqua che ne fuoriesce sarà quindi maggiore di quella che fuoriesce se il diametro del rubinetto corrispondesse ad un diaframma f/22.

Ogni qualvolta si passa da un diaframma all'altro - si chiude o si apre di un diaframma - l'ammontare della luce, rispettivamente dimezza o raddoppia.
Questo principio è detto regola del raddoppio e lo vedremo essere valido anche per i tempi di scatto.

Ora gli amanti della matematica - chi vi scrive è un fisico - capiranno che si può raggiungere lo stesso risultato tenendo aperto un rubinetto di diametro 1 cm per 1 secondo oppure utilizzando un rubinetto di 1.4 cm per 0.5 secondi. Perchè?
Sappiamo che il flusso luminoso è area x tempo, dove
Area del rubinetto = 1/2* diametro^2
quindi
1/2 * 1 = 0.5 m^2*s
1/2*2 * 0.5 = 0.5 m^2*s

La regola del raddoppio si comprende meglio guardando al selettore dei tempi di scatto, normalmente utilizzabile agendo su una rotella sulla nostra reflex.
Una volta compreso questo concetto avrete in mano la regola generale per una fotografia tecnicamente corretta, quindi è importante capirlo.

Questa regola si può comprendere meglio guardando alla ghiera dei tempi di scatto o alla rotella di selezione di quest'ultimi. I numeri segnati hanno un significato preciso, essi rappresentano la frazione di tempo per cui il diaframma resterà aperto e la luce potrà entrare ed impressionare il sensore CMOS o la pellicola.

Normalmente sulle reflex un tempo di 1/500 di secondo è indicato come 500 - eliminando di fatto la notazione frazionaria - può capitare di leggere sul selettore dei tempi il numero 2. Questo significa che il tempo di scatto è di 1/2 di secondo e non 2 secondi che sono invece rappresentati con 2".

Sulle macchine più moderne la selezione di tempi e diaframmi è  più fine e permette di muoversi a passi di 1/2 o addirittura di 1/3 di stop.

Si potrà pensare dunque che la fotografia corrisponda solamente alla giusta scelta della coppia tempo/diaframma. In realtà è in parte così. I tecnici vi diranno sicuramente così, gli artisti avranno da ridire a riguardo.
Determinare l'esposizione corretta è compito di chi scatta istantanee. Trovare qual'è l'esposizione creativamente corretta rappresenta invece una sfida bene accetta dai veri fotografi.


Abbiamo parlato del diaframma come di un foro (ed in realtà la prima fotografia è nata con un foro) che regola la quantità di luce entrante.
Descriverlo così però è dal punto di vista dell'ottico incompleto. Le leggi dell'ottica ci insegnano che il diaframma influenza la profondità di campo della fotografia.

10 commenti:

  1. Chiaro e intuitivo... coinvolgente direi.
    Bravo.

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  2. direi che c'è qualcosa che non torna:
    se ho un obiettivo 50mm o 200mm direi che non si parla del diametro.
    th

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  3. complimenti sinceri per il suo impegno, come gia' detto sopra molto coinvolgente, p.s. mi sto avvicinando a questo fantascico mondo
    arcangelo

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  4. Grazie per le spiegazioni che sono diventate molto chiare grazie anche alla metafora del rubinetto!!

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  5. Quindi uno stop a che corrisponde?

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  6. allora lo "stop" dovrebbe essere il valore numerico attribuito alla quantità di luce entrante che raggiunge il sensore(maggiore o minore)..giusto?spero di aver capito bene :))

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  7. spero :-P
    P.S. ho una Canon EOS 1000D...mi sto trovando abbastanza bene :-)

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  8. In poche righe hai riassunto semplicemente e anche con qualche piccolo approfondimento la fotografia. Chiaro e preciso, grazie =)!

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